di Riccardo Bramante
Determinata: è il primo aggettivo che viene alla mente dopo aver scambiato anche poche parola con questa giovane donna; determinata sia per quanto riguarda la sua vita che il suo lavoro, caratteristica che la ha portata già ad accumulare numerose esperienze sia nel campo teatrale che cinematografico e televisivo.
Manifesta questa sua passione per tutto ciò che è spettacolo fin da piccola e già nel 2003 frequenta la Scuola di teatro di Bologna “Alessandra Galante Garrone” da cui trae l’insegnamento di base: valorizzare le differenze senza, però, proporsi di imitare modelli già noti o le mode culturali correnti. Già nel 2004 Ilaria si presenta sul grande schermo con il film “Non ci credo” diretto da Vanna Paoli in cui interpreta una parte da comprimaria insieme a Carlo Monni, Adelaide Foti e Sergio Bustric e sempre dello stesso anno è il cortometraggio “Infinito” di Alessandro Paci. Sempre nello stesso periodo si cimenta ne “Il teatro in due minuti” in cui vengono applicate le regole di scena e di tempo espresse da Filippo Tommaso Marinetti nel suo manifesto sul Futurismo. Ma lasciamo che sia lei stessa a raccontarci qualcosa della sua attività nel mondo dello spettacolo.
Ilaria, nelle tue molteplici esperienze di cinema, teatro e televisione, quale senti più vicina a te?
In verità, non c’è una preferenza di genere quanto di contenuti; amo quei personaggi attraverso cui possa esprimere la mia essenza personale che è estremamente aperta, schietta e curiosa del mondo e delle persone con cui mi rapporto. Questo mio carattere mi ha portato a lavorare sia nel cinema, come tu hai detto, sia in fiction della televisione come “Medicina generale” su Rai 1 o storie di salute su Rai 2 ma soprattutto in teatro dove, assecondando la mia passione per il mondo dei bambini ho interpretato “Pinocchio” e “Alice nel paese delle meraviglie”, entrambi per la regia di Giacomo Zito.
Da cosa è dipesa la tua scelta di lasciare la tua Firenze e venire a Roma?
In realtà avevo bisogno di un’aria nuova in cui sentirmi più libera. Dopo aver fatto tanta TV locale in Toscana avevo bisogno di allargare i miei orizzonti e trovare migliori e più valide occasioni di lavoro. E, devo dire, non mi sono pentita della scelta anche se l’allontanamento dal mondo familiare e dall’ambiente che ormai conoscevo bene mi è costato un poco.
Alla luce delle esperienze che hai finora maturato, che tipo di attrice ti definiresti?
Come ho già detto, non voglio ritrovarmi incasellata in un clichè ben definito; mi sento in grado di interpretare sia parti brillanti che drammatiche, senza rinunciare, perciò, a nessuno dei miei aspetti caratteriali che mi portano ad essere da una parte effervescente e spontanea ma da un’altra parte tendente alla sofferenza e all’introspezione.
Tutto ciò ci porta a parlare del tuo ultimo lavoro “Di donna in donna” che stai per riportare in scena dopo l’esordio nello scorso maggio. Cosa puoi dirci in proposito?
Dopo la positiva esperienza fatta appunto lo scorso maggio al Teatro Petrolini di Roma, ho voluto riproporre questo lavoro, naturalmente con diversi “aggiustamenti” e nuovi apporti, perché lo sento veramente mio, nel senso di poter esprimere me stessa a 360 gradi, con personaggi che mi sono cucita addosso avendone curata anche la regia; e poi mi sembra una formula teatrale assolutamente innovativa in cui musica, poesia e impegno sociale si fondono in un tutt’unico che ritengo possa colpire lo spettatore. In poche parole, si tratta di una serie di 11 monologhi tratti da testi di canzoni di cantautori italiani da me selezionati per descrivere le varie tipologie dell’universo femminile, in un arco che parte dalla violenza sulla donna (tema, peraltro, molto attuale) fino a giungere ad una sorta di liberazione e serena consapevolezza di sè; il tutto intervallato e quasi scandito da assoli di violino interpretati dalla nota violinista ucraina Svetlana Solodka. Porteremo questo spettacolo al Teatro Porta Portese qui a Roma il 23 e 24 ottobre prossimo e spero che il pubblico che interverrà possa sentirsi coinvolto come e più di quanto lo sia stato nella esibizione del maggio scorso.
Ultima, classica domanda sui tuoi progetti futuri. Cosa bolle in pentola?
Come tutti gli artisti, preferisco non parlare dei prossimi lavori in cantiere; voglio solo anticipare che è mia intenzione impegnarmi in un personaggio emotivamente importante e drammatico quale potrebbe essere la mitologica Cassandra della storia greca: non voglio dire di più per non sminuire la sorpresa!
Allora non ci rimane che augurarti per il futuro tutti i successi che meriti per l’entusiasmo che metti nel tuo lavoro e per le tue capacità che hai che hai già tanto ampiamente dimostrato in un ambiente così difficile!