REF22: Martina Badiluzzi in scena il 12 e 13/11 al Mattatoio con “Penelope”, un’indagine nell’universo femminile contemporaneo.
Martina Badiluzzi
Prima Assoluta / Coproduzione REF
Penelope
12 e 13 novembre
(Sabato 12 ore 21, domenica 13 ore 17)
Mattatoio / Teatro 1
A due anni di distanza da “The Making of Anastasia”, debuttato alla Biennale di Venezia, Martina Badiluzzi torna alla regia teatrale a Romaeuropa Festival il 12 e 13 novembre al Mattatoio con la Prima Nazionale di Penelope, monologo interpretato dalla ipnotica attrice Federica Carruba Toscano, già tra le protagoniste del lavoro precedente, e che vedrà, ancora una volta, la partecipazione alla composizione musicale di Samuele Cestola in arte Samovar, e all’allestimento dell’artista visivo Fabrizio Cicero.
Martina Badiluzzi continua a indagare l’universo femminile contemporaneo, intessendo un legame concettuale con storie di donne del passato che contengono nella loro essenza più intima l’urgenza dell’attuale.
Persa in un deserto affettivo, una donna riflette sulla fine della sua storia d’amore, osserva sé stessa in relazione a uomo e ne deduce di essere stata una Penelope: uno dei personaggi femminili letterari più stereotipati.
“Penelope” è rimasta sola, si annoia. Soffre l’afa di un agosto che sembra non voler finire e la angoscia il persistente odore di bruciato che penetra dalle finestre di casa sua. Per questo ha deciso di lasciare lo sfarzo delle sue stanze per andare a vivere nel corridoio di casa circondata da un coro di ventilatori a ristorarla dal caldo. Non potendo rivolgersi a nessuno, immagina l’incontro con l’uomo che ama, per emergere da un’estate senza fine, come un miraggio o un’apparizione. La forma del discorso che le è più affine è l’interrogazione; ogni cosa, vista dalla sua solitudine, comincia con un’incomprensione, con un non capire profondo.
Attorno a questa donna è il vuoto, l’assenza degli affetti e di un interlocutore, Ulisse non c’è, è andato alla guerra con gli uomini e non è tornato. Penelope si inscrive in questo vuoto, in questo noioso ripetersi della Storia e delle dinamiche relazionali.
Penelope è una produzione di Oscenica, in coproduzione con_Romaeuropa Festival, Primavera dei Teatri, Scena Verticale, Pergine Festival e con il supporto di_La Corte Ospitale, Teatro Biblioteca Quarticciolo, Carrozzerie n.o.t.
NOTE DI REGIA
Su quale tipo di storia abbiamo formato la nostra cultura? Ulisse il re dell’ingegno, l’astuto, il furbo, colui che, emblema dell’umanità curiosa e votato all’intelletto, usa la sua intelligenza per dominare la realtà. Penelope, invece, è una giovane donna, il suo apprendistato è lungo. L’attesa di Penelope, la sua resistenza non violenta di cosa ci parla? Perché ci parla in questo momento? Cosa le sta insegnando la compagnia di se stessa? Penelope non è la fotografia al negativo dell’eroico Ulisse, c’è nella sua resistenza qualcosa di vitale e profondo, la sua Odissea è smarrirsi, non in mare ma nel suo inconscio, un’immersione spaventosa nelle sue paure e nei suoi ricordi, un viaggio che le restituirà una donna matura, in contatto coi propri desideri e sentimenti.
Penelope è una donna che è stata sottoposta alle intemperie del tempo, ormai conosce se stessa, conosce la propria intelligenza fine che l’ha portata ad essere un’eroina di resistenza e determinazione. Conosce il suo corpo, conosce la sua lingua, sa parlare e ora parla riempiendo il suo deserto emotivo di parole che sono una prima persona singolare, un monologo.
La sensibilità di Federica Carruba Toscano e il suo straordinario talento sono il corpo e la voce perfetti per impersonare una donna così antica eppure dalle istanze modernissime. La bocca è la porta del corpo e della mente che dà sul mondo esterno. È il luogo da cui entra il cibo, da cui escono le parole. È frontiera, è limite. Ed è sulle labbra di un’attrice che prende corpo questa voce, questa donna, questo canto.
L’allestimento, in dialogo con il disegno luci, sarà un’installazione dell’artista Fabrizio Cicero. Il silenzio dello spazio vuoto è il preludio all’eco che una voce solitaria può generare. La rifrazione e la ripetizione sono i concetti attorno cui costruire Penelope. Il vuoto al quale desideriamo dare corpo è diverso da quello dell’attesa, è la solitudine di chi prende coscienza, di chi non subisce più lo scorrere del tempo. In questo deserto, la voce di Penelope riecheggia nello spazio scenico.
Il design del suono sarà curato da Samuele Cestola, attraverso piastre e microfoni che potranno amplificare e articolare le possibilità di ripetizione ed eco della voce. Come se fosse la performer stessa a creare un coro di voci, a generare un dialogo che a tratti potrà sembrare il frutto della sua immaginazione ma che, invece, interpella e riguarda tutte le donne. Uno sparpagliarsi di voce e dei pensieri che è necessario alla protagonista per potersi ascoltare in terza persona, per oggettivare il racconto e non naufragarci dentro.
IL FILE ROUGE CHE LEGA LA RICERCA ARTISTICA DI MARTINA BADILUZZI
“Esiste una storia non scritta o non scritta del tutto, ed è lì che si concentra il mio lavoro. Se dal punto di vista autoriale mi interesso alla scrittura delle donne, come regista e attrice mi intriga tutto ciò che vive sotteso alle parole.
Quale sia precisamente la storia delle donne è impossibile dire. Notoriamente la Storia la scrivono i vincitori, figlia com’è dei poteri dominanti, e qualsiasi riflessione a riguardo si trova in bilico tra l’assunto che sia di fatto scritta dagli uomini e l’ipotesi che le donne non vi abbiano preso realmente parte.
Jenne Romèe, meglio nota come Giovanna D’Arco, Rosvita Horotswith di Gandersheim, monaca, poetessa e drammaturga tedesca, Suor Juana Ines De La Cruz, Anastasia Romanov e ora Penelope: pur appartenendo a periodi storici differenti, tutte queste donne sono legate da un destino silenzioso, vittime di uno sguardo altro, della mistificazione della propria storia personale, singolare, isolata.
Nonostante si dica quotidianamente che i tempi sono maturi perché le donne rivestano ruoli di potere, i veri registi e attori della Storia continuano a rimanere gli uomini.
Le donne sono state troppo a lungo, il pubblico pressoché silenzioso di uno spettacolo che ha ormai consumato le storie di dominio maschile. Che la pedante ripetizione a cui la Storia continua a sottoporci non stia dicendo che è il momento che la penna passi di mano? Naturalmente, quella che si vuole suggerire non è una lotta di genere, piuttosto una reale condivisione degli spazi dell’esistenza. Sembra realistico ipotizzare che attraverso l’arte si possa superare definitivamente la questione di genere e, frammentando ulteriormente il tema della diversità, non più binaria, moltiplicare i punti di vista e portare ciascuno a riflettere sui propri privilegi.”
BIO
MARTINA BADILUZZI
Martina Badiluzzi, regista, autrice e interprete. Studia incontrando Anatolij Vasil’ev, il duo artistico Deflorian/Tagliarini, Lucia Calamaro, Christiane Jatahy, Joris Lacoste, Jeanne Revel, gli Agrupación Señor Serrano e Romeo Castellucci.
Nel 2015 è interprete e co-autrice di Fäk Fek Fik – le tre giovani – Werner Schwab, spettacolo presentato al Romaeuropa Festival 2017 con la guida di Dante Antonelli e del Collettivo Schlab, con il quale vince il premio come migliore attrice protagonista e miglior drammaturgia al Fringe Festival di Roma.
Negli ultimi anni si è dedicata allo studio dei linguaggi performativi, alla ricerca di un dialogo possibile tra la scrittura, l’interprete e la scena. Collabora stabilmente con una compagnia eterogenea formata da artisti provenienti da diversi ambiti dello spettacolo e dell’arte.
Nel 2019 vince il bando “Biennale College Registi Under 30” della Biennale di Venezia con lo spettacolo The making of Anastasia, di cui cura regia e drammaturgia sviluppando una narrazione a cavallo tra teatro e cinema.
Nel 2020 debutta al Roma Europa Festival la performance-concerto Rumori, nata durante la quarantena, un’ibridazione tra la musica sperimentale e una raccolta di racconti originali.
Come interprete, è attualmente impegnata nella tournée internazionale di Avremo ancora l’occasione di ballare insieme, della compagnia Deflorian/Tagliarini prodotto da Teatro di Roma, ERT e Teatro Metastasio in coproduzione con Odéon – Théâtre de l’Europe e Festival d’Automne à Paris.
Nel marzo del 2021 ha debuttato presso la Fondazione Haydn di Bolzano l’opera di teatro musicale Silenzio, progetto vincitore della III edizione del concorso «FRINGE», di cui scrive il libretto e cura la regia.
FEDERICA CARRUBA TOSCANO
Federica Carruba Toscano, classe 1989. Frequenta l’Accademia Europea d’Arte Drammatica Link Academy di Roma, dove si diploma nel 2012. Fin da subito collabora con Vuccirìa Teatro, fondata da Joele Anastasi ed Enrico Sortino, debuttando con la prima pluripremiata pièce della compagnia nel 2013, Io, mai niente con nessuno avevo fatto, poi continuando con altri quattro spettacoli, tra cui Immacolata Concezione, vincitore dei Teatri del Sacro 2017, e David, che ha debuttato al Napoli Teatro Festival 2020. A teatro viene inoltre diretta da Marcello Cotugno, Gabriele Russo, Tullio Solenghi, Nicola Pistoia, Giuseppe Miale Di Mauro, Ninni Bruschetta, Paolo Triestino, Luciano Melchionna, Martina Badiluzzi.
Nell’estate del 2019 debutta al 55° Festival del Teatro Greco di Siracusa, diretta da Tullio Solenghi nella Lisistrata. Nel 2020 è stata impegnata nel debutto di The Making of Anastasia, spettacolo vincitore del Bando Registi Under 30 Biennale College Teatro, diretto da Martina Badiluzzi, a Venezia al 48. Festival Internzionale del Teatro. Nell’estate del 2021 debutta al Campania Teatro Festival con Senet, diretto da PierLorenzo Pisano, e con La Pacchiona, per la regia di Marcello Cotugno, prodotto dal Teatro Stabile di Catania. Con il Teatro Stabile di Catania, prosegue la sua collaborazione nello spettacolo Donne in guerra per la regia di Laura Sicignano, che ha debuttato nell’autunno 2021.
Nel 2022 debutta in La Finestra/Das Fenster, spettacolo del Collettivo Soma, fondato insieme a Gianluca Bazzoli e Sara Pantaleo.
Ha preso parte al progetto di protesta in reclusione creativa “Zona Rossa”, ideato e realizzato dal Teatro Bellini, che si è concluso il 5 marzo 2021 dopo 76 giorni di reclusione e da cui è nato lo spettacolo Settantasei. Il crollo dell’Impero Romano d’Occidente, che ha debuttato nel 2022.
OSCENICA
Oscenica è una società di produzione audiovisiva e teatrale fondata nel 2018. Un collettivo di giovani produttori e artisti under 35, creato con l’intento di promuovere progetti, in ambito cinematografico e performativo, di giovani autori provenienti da tutto il mondo. La prerogativa della società è lavorare a stretto contatto con tutti gli artisti coinvolti nei singoli progetti, mettendo in connessione i diversi ambiti della cultura contemporanea con i moderni metodi produttivi.